IL VINO DELL'ANTICO EGITTO
a cura di Sabina
Malgora
22 marzo - 19
maggio 2014
inaugurazione venerdì 21
marzo, ore 17.30
Tomba TT290 di Irynefer, primi anni del regno di Ramses II (1279-1213 a.C (3)Foto Michele Alquati |
Pareti sud_Tomba di Nakht_ TT52_Necropoli tebana_di_Sheikh Abd el-QurnaFoto Michele Alquati |
Una mostra esclusiva di carattere archeologico dal titolo “Il vino nell’Antico Egitto. Il passato nel
bicchiere” approfondisce
un tema inedito: l’uso e la diffusione del vino nell’Antico Egitto, tema che
unisce la cultura egizia a quella della nostra penisola. L’esposizione, ideata e curata da
Sabina Malgora - archeologa ed egittologa - è ospitata presso la chiesa di S.
Domenico ad Alba e offre al pubblico un percorso articolato in cui si ammirano reperti
archeologici dal 2686 a.C., la riproduzione in scala reale di una tomba con
pitture parietali, un sarcofago con una mummia e la ricostruzione
tridimensionale del suo volto, oltre a documenti fotografici. La rassegna è organizzata dall’Associazione Culturale Mummy Project in
collaborazione con il Comune di Alba Assessorato alla Cultura, patrocinata da
Regione Piemonte e Provincia di Cuneo e sostenuta da Fondazione Cassa
di Risparmio di Cuneo, Ente Turismo Alba Bra Langhe e Roero, Consorzio di
Tutela Barolo Barbaresco, Consorzio Turistico Langhe e Roero, ACA. I 50 reperti
archeologici esposti risalgono al periodo compreso tra l’Antico Regno e il
periodo Romano, e uniti alla documentazione fotografica, descrivono le
tematiche della mostra: l’alimentazione, la viticoltura, la vinificazione, l’uso
del vino nella mummificazione e la correlazione con il misticismo e le divinità.
Due
sezioni speciali approfondiscono la storia e la cultura nell’Antico Egitto.
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La prima è dedicata allo studio della mummia di Epoca Tarda e al suo sarcofago,
entrambi provenienti dal Museo di Merano ed esposti al pubblico per la prima
volta. In esclusiva è inoltre presente la testa ricostruita a tutto tondo della
mummia esposta di cui si individuano i caratteri somatici, grazie al complesso lavoro
condotto in questi mesi dall’équipe multidisciplinare italiana Mummy Project
presso i laboratori americani della Pennsylvania, attraverso diversi
procedimenti tra cui la tomografia assiale e la microanalisi.
-
La seconda sezione avvicina alla vita degli antichi egizi tramite la ricostruzione
in scala reale della tomba TT290 di Irynefer con volta a botte (m.
5,10x2,20x2,10), il cui originale si trova a Deir el Medina nel villaggio dove
vivevano coloro che costruivano le tombe nella valle dei Re e delle Regine. All’entrata
è raffigurato il dio Anubi in forma di sciacallo che protegge l’ingresso e sulle
pareti si osservano diverse scene didascaliche tra cui “la confessione
negativa” fatta dal defunto alla presenza di 42 divinità, che formano il
tribunale divino presieduto da Osiride, per poter essere ammesso nell’aldilà. Significative
sono le fotografie scattate in Egitto appositamente per l’esposizione, alcune delle
quali ritraggono le rappresentazioni parietali della tomba di Nakht, TT52 della
necropoli tebana di Sheikh Abd el-Qurna e raffigurano in modo dettagliato
momenti di vita legati alla lavorazione della terra; in particolare la raccolta
dell’uva e la spremitura, la conservazione del vino nelle anfore e la
preparazione di un banchetto con grappoli offerti al defunto. Il vino, elemento
simbolico in ambito religioso, era annoverato fra i doni dei corredi funebri,
come viene illustrato nella Stele di Senbi (Medio Regno, XII dinastia) presente
in mostra. Tra gli oggetti legati al vino come
simbolo di rinascita è esposta la statuetta in bronzo del dio Osiride che
rinasce dopo la morte e l’imponente scultura di tre metri in quarzo-diorite
raffigurante la dea Sekhmet con la testa di leonessa, il cui nome significa “la
potente”. Curiosi
sono, inoltre, gli elementi per collare usekh in fayence, che, portati da
uomini e donne, erano tra gli ornamenti personali più diffusi in Egitto; la loro
forma a “grappolo d’uva” si ritrova anche in lunghe file di inserti parietali
di palazzi e templi, come motivo decorativo a simboleggiare la rigenerazione. In
mostra spiccano inoltre una serie di anfore rivestite internamente da materiale
impermeabilizzante per conservare il vino, con forme diverse a seconda delle
fasi di fermentazione e di invecchiamento. Sul sito http://www.irmabianchi.it/home sono
presenti immagini e testi di documentazione. I reperti esposti provengono da tre importanti musei italiani, il
Museo Egizio di Torino, secondo di importanza mondiale dopo il Museo Egizio del
Cairo, il Museo di Merano e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. La
mostra, con aperture anche serali, si inserisce nel ricco calendario di eventi
che caratterizzeranno la primavera di
Alba ed è arricchita da eventi collaterali, degustazioni,
conferenze, serate di poesia, performance di teatro danza e concerti. Accompagna
l’evento un corposo catalogo edito da Ananke edizioni con testo critico di
Sabina Malgora e saggi di importanti studiosi internazionali: Federico
Bottigliengo, Alida Dell’Anna, Jonathan Elias, Maria Rosa Guasch-Jané, Maria
Cristina Guidotti, Edoardo Guzzon, Patrick
McGovern, Gilberto Modonesi, Marco Mozzone, Poo Mu-Chou, Dominic Rathbone. L’esposizione
coordinata da Alida Dell’Anna, è stata curata nell’allestimento da Alessandra
Chiti con il progetto illuminotecnico di Marco Palandella e Roberto Corradini. Hanno
contributo alla realizzazione gli sponsor: Barolo & Castles Foundation, Pio
Cesare, Baratti & Milano, Cassa di Risparmio di Bra, Egea, Labirinto,
Accedis.
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