GLI ORIGINALI!



 IL PIU' VOTATO D'ITALIA E' FRANCESCO TESTA DI NAPOLI
Elezioni del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari 2013, è Francesco Testa dell' Università FedericoII di Napoli il più votato d' Italia. Lo studente di Economia e Commercio è stato eletto nelle fila della Confederazione degli Studenti con oltre 5400 preferenze. "Ringrazio tutte le Associazioni della Confederazione e tutti gli Studenti - dichiara Testa - che hanno scelto di premiare chi come noi, ogni giorno, lavora nelle Università per la difesa del diritto allo Studio". "La più grande Associazione apartitica d' Italia fondata nel 1995 conferma, ancora una volta, la propria presenza all' interno del massimo organo della Rappresentanza studentesca, nonostante le innumerevoli difficoltà e le tante pressioni politiche esterne. Restiamo di gran lunga la prima forza elettorale ed organizzativa del più grande ateneo del mezzogiorno" aggiunge Marcello Framondi, Presidente nazionale della Confederazione degli Studenti La Confederazione risulta essere la prima Associazione della Università FedericoII di Napoli, con oltre 4400 voti di lista, doppiando ampiamente i giovani del PDL guidati da Armando Cesaro, fermi sotto la soglia dei 2000 voti.

 A.A.A. CERCASI PEDALATORI ALLENATI  PER UN VIAGGIO 
LUNGO LO STIVALE
Andrea De Gruttola, ciclo viaggiatore attraverserà l’Italia in bicicletta per vie secondarie coinvolgendo altri pedalatori in questa avventura   
Andrea De Gruttola
Si chiama “giallabianca”, Da nord a sud pedalando per altre vie, il nuovo  progetto  di Andrea De Gruttola, classe 1974, appassionato del viaggio in bici, con la passione per la scrittura. Ha pedalato  in varie parti del globo tra cui, Alaska e deserti sudamericani su percorsi al limite della desolazione. Quest’anno ha scelto l’Italia: dal Trentino alla Sicilia percorrendo vie secondarie, quelle che secondo le principali mappe si chiamano gialle e bianche.  La differenza rispetto agli altri viaggi è che quest’anno ha deciso di condividere l’avventura lungo lo stivale. Pertanto è tutto pronto, i primi di agosto Andrea parte dal punto più a nord, Vetta d’Italia in Trentino Alto Adige, per arrivare al sud più estremo, Isola delle Correnti, Portopalo di Capo Passero in Sicilia. Tempo stimato circa 25 giorni. Chi come lui ama viaggiare in bicicletta può unirsi in qualsiasi momento, aggiornandosi sull’itinerario, per chilometri o anche solo per un’ora, come pure soltanto per un incontro a sera per cenare tutti insieme.  Nessuna pianificazione maniacale, tutto molto intuitivo sebbene con un binario immaginario da cui non spostarsi troppo. I mezzi in rete, i social network, il sito internet, saranno i punti nei quali ritrovarsi e trovare le info  sul percorso, della posizione della “carovana” e delle tappe fatte e da fare. Lo spirito insomma non è quello di una gara ciclistica, tutt’altro; l’idea è coinvolgere persone, mettere in contatto la nazione delle due ruote utilizzando il filo conduttore dell’itinerario che Andrea De Gruttola disegnerà lungo lo stivale. Dove nasce l’idea?  “Tutto  inizia dalla lettura degli Psicoatleti  (Enrico Brizzi) e de La mia bici va a Potassio (Albano Marcarini), di cui si consiglia vivamente la lettura. – Spiega De Gruttola  -   L’idea partorita miscela i due pensieri:  attraversare in bicicletta lo stivale dalla punta più a nord  a quella più a sud  viaggiando soltanto per strade gialle e bianche, così come riportano le carte del Touring Club le strade provinciali e comunali, insomma quelle minori. Il tutto, coinvolgendo chiunque voglia lungo la strada, purchè motivato dai miei stessi
principi”. Andrea è raggiungibile via e mail adgruttola@gmail.com e sulla pagina facebook “giallabianca”. Altre info su www.andreadegruttola.net  Andrea De Gruttola è un appassionato del viaggio in bici (badate bene, non della bicicletta, sottigliezza filosofica non da poco) da quando aveva la ragione. Varca in bici i confini dell’Italia a vent’anni insieme ad un amico conosciuto ai tempi del periodo studentesco partenopeo. E così sono seguiti vari viaggi in giro per l’Europa (Highlands scozzesi, Capo Nord, Milano-Parigi-Londra) fino all’inizio dei raid solitari nelle terre estreme (Islanda, Alaska, Deserti del Sud America). Oggi, alle soglie delle quaranta primavere, rientra in una dimensione più sociale con questa pedalata Italiana che vede, tra i tanti scopi, riportare in strada gli amici di un tempo e quelli più recenti. Andrea vive a Milano ed è di origine avellinese.  La passione per le forme d’arti “persistenti”, fotografia e scrittura in testa, hanno trovato nell’amalgama con la bicicletta un potente deterrente ai mali della vita. Sono seguiti, infatti, due romanzi, ”Il numero imperfetto” e “Senza Fine”, storia d’amore e cronaca nera, mentre un altro è in lavorazione. 
L’ACCENDERSI DELLA LAMPADINA
Le connessioni inattese: tra Arte e Scienza
“LE CONNESSIONI inattese, mutua il titolo da un’espressione usata dal matematico e filosofo Jules Henry Poincaré nella sua opera filosofica “Science et mèthode” (1909. Ci ha incuriosito ed interessato il tema trattato dall’Ing. Felice Vinci: “Omero nel Baltico. Un viaggio inatteso nello spazio e nel tempo al quale abbiamo posto alcune domande, curiosi dell’approccio di un ingegnere nucleare con l’arte e con gli altri settori della scienza.
- Ing. Vinci, lei è uno scrittore oltre che un uomo di scienza, qual è la sua opinione sulle connessioni inattese?
“Che rappresentano l' "accendersi della lampadina", da cui traggono origine buona parte delle scoperte scientifiche. Spesso è anche il punto d'arrivo di un lungo, inconsapevole lavorìo del cervello, che accumula dati, li elabora e talvolta accosta in modo nuovo due idee o concetti apparentemente distanti, finché non scocca la scintilla che consente di vedere le cose in un'ottica diversa, tutta nuova (poi magari rimane un lungo e faticoso lavoro di rielaborazione e verifica, in cui si adoperano circuiti mentali completamente diversi). Penso per esempio a scoperte come l'isocronismo delle oscillazioni del pendolo da parte di Galileo, la struttura esagonale della molecola del benzene da parte di Kekulé, la radioattività da parte di Becquerel, la penicillina da parte di Fleming; ma forse la connessione più famosa di tutte è quella, forse leggendaria (o forse no), tra il moto della Luna e la caduta di una mela da parte di Isaac Newton... Comunque, se mi è consentito, qui mi piace rileggere in modo nuovo la teoria dei quattro elementi tanto cara ai presocratici: il "fuoco" è la scintilla dell'intuizione, allorché una nuova idea - o una connessione inattesa - balena alla mente in modo improvviso; l' "aria" è lo sviluppo dell'idea attraverso il pensiero; l' "acqua" è la sua esposizione attraverso la parola, il discorso: la "terra" è il suo consolidamento attraverso la messa per iscritto (beh, anche questa, a pensarci bene, è una connessione inattesa...). In ogni caso, per poter fare una connessione la mente di uno scienziato deve in certo senso diventare, o rimanere, come quella di un bambino (pensiamo alla famosa "linguaccia" di Einstein), cioè deve ancora chiedersi il perché delle cose, sapersi stupire dei fenomeni, anche quelli comuni e apparentemente banali, che gli capitano attorno. Invece la maggior parte degli uomini, dopo la pubertà e spesso anche prima, non vuole e non può più porsi delle domande: accettano il mondo supinamente così com'è, perdono la capacità di meravigliarsi e, se magari seguono la carriera universitaria, sono e restano dei meri "ragionieri del sapere acquisito".
- Omero nel Baltico, ci potrebbe raccontare in breve questo viaggio originale?
“Per me questa è stata, e tuttora è, una straordinaria avventura intellettuale, iniziata una sera di diciotto anni fa allorché lessi in un passo di Plutarco che l'isola Ogigia, punto di arrivo delle avventure di Ulisse e punto di partenza del suo ritorno ad Itaca, si trova "a cinque giornate di navigazione dalla Britannia", in pieno Oceano Atlantico! Poiché già sapevo degli enormi problemi da cui è affetta la geografia di Omero allorché si pretende di collocare i suoi due poemi, l'Iliade e l'Odissea, nel mondo mediterraneo, ho cercato - inizialmente quasi per gioco - di identificare Ogigia con un'isola reale dell'Atlantico per poi far fare ad Ulisse il suo viaggio di ritorno, accuratamente descritto nel quinto libro dell'Odissea, a partire da lì. Così mi si è via via dischiuso un mondo del tutto nuovo, in cui le contraddizioni che affliggono la collocazione mediterranea spariscono d'incanto e tutti i pezzi di un "puzzle" plurimillenario vanno finalmente al giusto posto. Man mano mi si è rivelato in tutta la sua bellezza il mondo della perduta età del bronzo nordica, di cui rimangono splendidi reperti nei musei, ma del quale finora non si sapeva praticamente nulla... I poemi omerici, riletti in questa chiave, "resuscitano" quel mondo perduto e retrodatano la storia della preistoria dell'Europa di almeno un millennio! Vi sono stati momenti di un'emozione indicibile, che tuttora si ripetono quando riesco a mettere a fuoco un altro frammento, un ulteriore dettaglio di quel mondo perduto, che parla attraverso Omero (o meglio, attraverso una remotissima tradizione orale che i "biondi Achei", scendendo dalla loro perduta patria primordiale scandinava, hanno poi trasposto nel Mediterraneo, dove sarebbe stata messa per iscritto molti secoli dopo). È stato, e tuttora è, uno starordinario viaggio della mente sia nello spazio che nel tempo, di cui cerco di far partecipi tutti coloro che leggono il mio libro ed assistono alle mie conferenze.
- Il suo rapporto con l'Arte.
Il mio rapporto emozionale con l'Arte è fortissimo, per me l'emozione estetica è intensa quanto quella che avverto quando la scintilla dell'intuizione mi scocca nella mente e provo la vertigine di aver scoperto qualcosa di nuovo. D'altronde Platone ci ha insegnato che i vertici del cammino iniziatico sono il Bello, il Vero e il Bene: essi per me sono strettamente connessi ad una sensazione profonda, e nel contempo esplosiva, di felicità. A.D.Aq.
 PATAFISICAMENTE VOSTRO
Raffaele Rizzo “Coordinatore severissimo di patapruriti oratori”
DALÌ, PICASSO, Buñuel, Queneau, Vian, Duchamp, Satie, Clair, Prevert, ma anche Zenone, Seneca e Totò non solo grandi artisti, filosofi e pensatori, ma portatori di un segreto e di un modus vivendi comune, essere patafisici. La patafisica è una corrente artistica nata dallo scrittore e drammaturgo francese Alfred Jarry ed è "la scienza delle soluzioni immaginarie"; principi e i fini della scienza patafisica sono lo studio del particolare e delle eccezioni e la scoperta dell'universo supplementare al nostro perché, come affermava Jarry stesso: “è sciocco decifrare in modo univoco un fenomeno quando ne esistono infinite interpretazioni”. Come in Francia, dove nel 1948 nacque a Parigi un Collegio di patafisica, il Collège de Pataphysique, così a Napoli e in tantissime altre città del mondo sono nate delle vere e proprie Istituzioni patafisiche, con Statuti e Collegi. A Napoli fu Luigi/Luca Castellano a fondare l' "Istitutum Patafisicum Partenopeum", poi rinnovato e chiamato “Istitutum Partenopeum” retto attualmente da Mario Persico. La patafisica ha i suoi simboli, un suo calendario, con tredici mesi e il Capodanno che cade l’8 settembre (data di nascita di Jarry). Spiegare cosa sia la patafisica è difficile, anzi per i veri patafisici sarebbe come tradire il fondamento stesso di questa scienza, perché essa si afferma attraverso la letteratura e l’arte ponendosi accanto alla scienza tradizionale usando l’ironia e l’assurdo fino ad arrivare al nonsenso, senza nessuna nozione precostituita. Per capire meglio di cosa parliamo, bisognerebbe assistere ad uno spettacolo patafisico, come gli “Esercizi di stile e ‘patafisici frammenti”, del regista Raffaele Rizzo, Coordinatore Severissimo di Patapruriti oratori all’Istituto patafisico partenopeo che noi abbiamo incontrato per cercare di capire, e non so se ci siamo riusciti, vedete un po’ voi.. “Uno spettacolo mai uguale a se stesso, dove gli attori e il pubblico cambiano il senso di ciò che è scritto perchè certe cose, come dice Rizzo, dette sulla scena significano una cosa, scritte su un foglio, significano un’altra”.
- La Patafisica una scienza particolare, o meglio la scienza del particolare; come l’ha conosciuta e quale è stato il suo primo approccio con essa?
“Mi fu presentata da una amica comune”
- Lei è uno scrittore e un regista teatrale, cosa la appassiona della Patafisica?
La sua disinvoltura a letto”.
- Se dovesse spiegare i fondamenti della scienza patafisica in poche e semplici parole, quali sceglierebbe?
È che da quassù i fondamenti non si distinguono bene. Comunque direi, oltre alla già detta disinvoltura, la propensione al gioco e al paradosso”.
- Nel suo spettacolo patafisico “Esercizi di stile e ‘patafisici frammenti” gli attori si sono misurati con i suoi testi e con Raymond Queneau e gli “Esercizi di stile”; prima della rappresentazione, come lei stesso ha dichiarato, non si poteva dire cosa veramente avrebbero inscenato, ora cosa ci dice, quale è stata la sua impressione cosa è accaduto quella sera?
Quella sera sono rimasto sconvolto dalla facilità con cui Paty, come la chiamo nell’intimità, usciva ed entrava in scena. Una vecchia disinvolta teatrante”.
- Qual è il suo rapporto con il pubblico e che ruolo ha quest’ultimo in uno spettacolo patafisico.
“Il pubblico è molto importante a teatro. Una volta feci uno spettacolo senza pubblico. Una freddezza, ma una freddezza che vi dico! E manco uno straccio di applauso”.
- Da membro dell’Istituto Patafisico partenopeo, considera la patafisica uno stile di vita, un modo di approcciare la realtà? Lei “vive da patafisico”?
“In realtà mentre nascevo ridevo e pronunziavo lo strillo ha ha!. Furono i miei genitori che ne ricavarono indicazioni tali da orientarmi verso la ’patafisica’. Ad ogni modo - con la dovuta modestia - sono poi approdato all’ Istituto Patafisico Partenopeo ed al Collage de Pathapisique di Bergamo. Il mio grado è quello di “Coordinatore severissimo di patapruriti oratori” a Napoli e di “Astrattofilologo posteriore” a Bergamo”.
- Quali saranno i suoi prossimi lavori patafisici e non?
“Il prossimo mio impegno sarà una lectio alumnalis che terrò al conservatorio musicale di Foggia. In quell’occasione presenterò una ”performance per sassofono, cane analogico e ‘patafisico’. Sarà presente Polly, gallina ’patafisica’, con un suo uovo. In quella occasione condurrò un esperimento che dovrà verificare - dopo aver tenuta digiuna Polly e al freddo l’uovo - se, alla fine, sarà  morto prima l’uovo o la gallina”.         Alessandra Dell'Aquila

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