Gino Aprile &
Vittoria Rocco,
un inedito duo di conduttori
che da anni non si vedeva sulle scene
un inedito duo di conduttori
che da anni non si vedeva sulle scene
Ben assortito, plasmato insieme da un
grande talento, da parte di entrambi i due si completano a vicenda.
GINO, gia' noto al grande pubblico per
i suoi trascorsi MEDIASET, RAI, ultimamente molto presente sulla
piattaforma SKY, e' un performer di quelli a 360 gradi. Con Vittoria,
conduce, canta, su basi, con orchestra, o accompagnato da un
pianista, spaziando dal repertorio italiano, a quello internazionale.
Improvvisano, coinvolgono... padroni assoluti della scena, riescono
ad inventare uno show dal nulla, coinvolgendo chiunque gli capiti a
tiro, mai urtando, pero', la suscettibilita' del pubblico.
VITTORIA, in quanto ad estro, non
e' da meno. Battuta facile, pronta, reattiva, ora fa da spalla a
Gino, ora viceversa. Ironicamente pungente, intelligente, Vittoria
viene dalla danza, alla quale ha dedicato gran parte della sua vita,
diplomandosi in classico e contemporaneo, con eccellenti risultati.
Aveva, difatti, appena 4 anni quando gia muoveva i suoi primi passi
di danza. Vittoria, laureata tra l'altro in FARMACIA, e' dotata di
una splendida voce, calda, mediterranea, e oltre a concedersi sulla
scena dei brani da solista, duetta con Gino, dando vita a intensi
momenti di pura arte e passione. Ella inoltre, e' coreografa e
danzatrice in alcuni cavalli di battaglia di Gino, come MY WAY, FEEL,
e tanto altro.
Una coppia, quindi, affiatatissima,
fino a meritarsi dalla critica il titolo di EREDI NATURALI di
Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, per il loro modo ironico ed
autoironico di porsi al pubblico, per il loro modo di condurre, che
ricorda moltissimo i due grandi dello show italiano.
Riceveranno, a dicembre, il premio alla popolarità PREMIO
CITTA' DI SARNO, orgnizzato da Alfonso Celentano.
IL MONDO DI ROBERTA ROTONDI
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balletto Peter Pan |
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Michel Jackson |
Roberta Rotondi è una giovane autrice di romanzi
con la passione della danza che cattura il lettore fra le pagine dei suoi
bellissimi libri. L’ho incontrata per conoscere più da vicino il suo mondo ed i
suoi interessi.
- Chi è Roberta Rotondi e come nasce la tua
passione per la scrittura?
Mi piace definirmi una
ballerina. Ho sempre vissuto per la danza e quando qualcuno che non mi conosce
mi domanda che lavoro faccio, rispondo sempre: la ballerina. Anche se sono una
semplice insegnante di danza. Ho inseguito questo sogno fin da bambina, l’ho
coltivato e conservato, senza mai abbandonarlo. E oggi sono felice di poter
dire di averlo realizzato quasi completamente. Ma la passione per la danza è
arrivata col tempo e con la dedizione. La passione per la scrittura, invece, è
innata. Non so spiegarmi da cosa abbia origine, l’ho sempre avuta dentro di me.
La mia maestra delle elementari mi prendeva spesso d’esempio di fronte alla
classe per come sviluppavo i temi. Scrivo da sempre, da quando ho ricordi e
sono tutti piacevoli. Tenevo un diario dove quasi ogni giorno scrivevo un tema
dedicato a qualcosa in particolare che mi accadeva. È un’abitudine che ho conservato
in età adulta, anche se con meno regolarità. Ed è stato proprio uno dei miei
diari il punto di partenza.
- Di che cosa parlano i tuoi romanzi? Sono
racconti autobiografici o ispirati a fatti realmente accaduti ad altre persone?
Scrivo per raccontare
intensi scorci di vita vissuta. Storie a sfondo romantico ma mai banali,
cariche di sentimenti ed emozioni. Attorno ai miei personaggi ruotano
situazioni drammatiche, forti, dolorose, ma solo per portare insegnamenti
importanti. In ogni mio libro ho ricercato una trama da comprendere e un finale
che lasciasse riflettere il lettore. L’ispirazione che mi spinge ad iniziare a
scrivere arriva quasi sempre da uno stralcio autobiografico. Un fatto che in un
modo o nell’altro ha attraversato la mia vita, magari anche solo sfiorandola,
lasciando qualcosa di particolarmente di cui parlare. Ma è solo la rampa di
lancio sulla quale si costruisce poi tutto il resto dell’opera.Non posso
definirli autobiografici, perché non contengono nulla della mia vita reale. Ma
in essi descrivo ambientazioni a me conosciute e familiari. Luoghi in cui sono
stata fisicamente e nei quali ho vissuto. Anche i personaggi svolgono mansioni
a me congeniali e che io stessa ho praticato. Nulla, infatti,
che non sia stato realmente vissuto da un autore, difficilmente sarà credibile
e realistico per chi leggerà. Non a caso, due dei miei libri, descrivono il
mondo dello spettacolo visto sotto diversi aspetti e punti di vista, perché è
l’ambiente che frequento da quando ero ragazzina e di fatto, quello che conosco
meglio in assoluto, nel bene e nel male.
- Oltre alla scrittura ti occupi anche di
spettacolo: ce ne puoi parlare?
Vi parlerò ancora della
danza, non per essere ripetitiva ma, dopotutto, è il mio lavoro e il mio
impegno più grande. Dalla base dell’insegnamento ho costruito con le mie sole
forze, una scuola con allievi semi-professionisti, molti dei quali oggi
svolgono a loro volta il mio stesso lavoro in maniera autonoma. Grazie a loro,
i nostri musical (basati su danza, canto e recitazione) sono cresciuti con noi
e negli anni siamo riusciti a presentare spettacoli che richiamassero un gran
numero di spettatori. Questa posso definirla la mia soddisfazione più grande e
vorrei cogliere l’occasione per ringraziare tutti i miei allievi, vecchi e
nuovi, quelli che mi seguono da anni e quelli che hanno sempre creduto in me. A
fianco di quest’esperienza ho studiato canto e recitazione, grazie ai quali
sono riuscita a prendere parte a spettacoli teatrali e a girare alcuni film con
produzioni indipendenti, uno dei quali con il ruolo di protagonista. Non ho mai
smesso di imparare e mai mi fermerò. Ho intenzione di continuare a sviluppare
le mie competenze in campo artistico per poi applicarle nella scrittura, negli
show e nella formazione di nuovi ballerini.
- Cosa cerchi di comunicare con le tue opere
e spettacoli e quali sono i target preferenziali del tuo pubblico?
Mi rivolgo ad un
pubblico molto vasto senza escludere nessuno. Ragazzi, bambini, nonni, mamme,
papà, single. Ma soprattutto mi rivolgo a chi ha una famiglia, a chi vorrebbe
averne una, a coloro che l’hanno perduta. Agli amici persi e ritrovati, alle
passioni vere, all’amore rappresentato in ogni sua forma. Vorrei che il lettore
trovasse un po’ di se stesso in ogni mia opera, che si riconoscesse in alcune
situazioni, nei gesti, nelle circostanze e nelle parole usate. La famiglia è il
fulcro di ogni mia storia, la calamita che veicola tutti i personaggi
portandoli in un’unica direzione, il segno concreto che vorrei fosse compreso.
- A quali grandi Maestri ti rifai?
Scrissi il mio primo
vero romanzo nel 2006. Fu il film sui pirati dei Caraibi ad ispirare la mia
storia. Da qui è nato: <Leggenda di un Pirata> andato poi in ristampa nel
2013. L’affascinante e misterioso mondo che suscita in me un grande interesse.
Nella stesura dell’opera ho effettuato moltissime ricerche storiche (il libro è
ambientato nel 1700) per renderlo il più veritiero possibile. Sono perfino stata
su un veliero di quei tempi, per immedesimarmi nel tipo di vita che si svolgeva
su una nave come quella. Scrivere un romanzo storico è stato molto impegnativo
ma anche molto gratificante. Lascerò a voi la curiosità di scoprire la mia musa
ispiratrice a cui è dedicato. Nel 2011 un sogno ha catturò la mia attenzione.
La mattina seguente scrissi la traccia di quello che poi diventò <Allegra:
l’amore è una cosa semplice>. Lo definisco un romanzo in musica, perché al
suo interno quasi ogni capitolo è accompagnato dalla canzone di un grande
artista, ne trovate circa una ventina, tutti rigorosamente italiani. Così come
l’attore italiano a cui è dedicata l’opera. Ma nel 2009 è accaduto qualcosa che
il mondo non ha potuto proprio ignorare. Ognuno di noi, e questo è
insindacabile, è stato colpito da un’onda d’urto così forte e talmente violenta
da poter affermare che la vita di molti, dopo quel giorno, non sia stata più la
stessa. Sto parlando del 25 giugno, giorno in cui il mondo ha perso Michael
Jackson. Ricordo ancora dove mi trovavo quando appresi la notizia: stavo
spegnendo il fornello della cucina per scolare la pasta. Credo che molti di
coloro che stanno leggendo ora le mie parole, possano affermare di ricordarsi
quel momento. Da qui ha preso forma <STAR>. Come già accennato, ogni mio
libro si rifà ad un personaggio pubblico di grande spessore al quale ho
dedicato l’intero romanzo. La dedica è visibile nella prima pagina. Questo
perché è proprio l’intensità del personaggio a cui faccio riferimento a dare vita
alla storia che racconto ed a coinvolgermi ancor più in ciò che sto scrivendo.
Per Star, il personaggio in questione è proprio lui: Michael Jackson. Ho scelto
di parlare di lui, osservandolo da vicino, ricercando i suoi pensieri e stati
d’animo, avvicinandomi all’uomo che realmente è stato. Ho cercato il più
possibile, attraverso gli intrecci delle vicende, di trasmettere i suoi
insegnamenti, le sue straordinarie doti di cantante e di ballerino,
la sua profonda umanità, generosità e gentilezza che aveva verso tutti, senza
riserve. Tutto questo passa attraverso gli occhi di una giovane ragazza che
giunge in America per realizzare un sogno. Una ragazza che potrebbe essere
ognuna di noi. Un sogno come tanti, ma che attraverso le esperienze da lei
vissute, diventerà unico e assolutamente magico.
- Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sono una persona che
vive il presente. Difficile per me fermarmi a riflettere sul futuro, in quanto
sono aperta a nuove esperienze, non escludo mai nulla, valuto ogni possibilità
e probabilità. Con questi presupposti ho imparato che nella vita tutto può
accadere. Sicuramente continuerò a dedicarmi al mondo della danza e in
particolare, sarò insegnante e coreografa di giovani talenti che vorranno
avvicinarsi a questo mondo straordinario. Ma soprattutto desidero continuare a
scrivere seriamente, pubblicando altri libri e cercando di farmi conoscere e
apprezzare come scrittrice. Sto già abbozzando storie, soggetti e ambientazioni
che sicuramente diventeranno nuovi libri. Inoltre collaboro con un gruppo di
scrittori in progetti di scrittura creativa che mi stanno aiutando molto a
crescere ed a migliorarmi. L’esperienza della scrittura collettiva è molto
positiva per me ed importante. L’unica certezza che vedo nel futuro è proprio
questo: scrivere. Non potrei farne a meno, così come non si potrebbe rinunciare
a mangiare. So che potrà sembrare bizzarro, ma devo assecondare i personaggi
che bussano alla mia porta con nuove vicende da portare alla luce. C’è una
frase nella quale mi identifico molto e che vorrei condividere: <non ho la pretesa di creare o inventare nulla di nuovo.
Tutto è già stato creato e inventato. Più semplicemente sono le storie che
vengono da me, chiedendo di essere raccontate>.
Francesca
Rossetti
Sala Lumiére gremita
di spettatori
per la giovanissima regista napoletana
Angela Bevilacqua, Speciale del Giffoni Film Festival
"Il mio è un messaggio di
vita universale" spiega visibilmente emozionata la regista Angela Bevilacqua in Sala Lumière
appena prima della proiezione fuori concorso del suo short movie “Il teatro dei
Ricordi”, rivolgendosi ad una platea gremita di giovani over 18 giunti da ogni
parte del mondo per presenziare come giurati alla 44° edizione del Giffoni Film
Festival. << La mia opera prima, non si rivolge ad una sola fascia di
età. La vita merita di essere vissuta sempre e comunque con spirito positivo,
affrontando i problemi con coraggio e determinazione senza mai lasciarsi
sopraffare da ansie o angosce, che spingono inconsapevolmente l’uomo a rinunciare persino ad essa E’ ovvio che il
mio personaggio sia una ragazza giovane come me perché mi è stato più
congeniale raccontare le relative
problematiche>>. Applausi a scena aperta dunque hanno siglato, la
proiezione de “Il teatro dei ricordi” come “Evento Speciale” del Giffoni Film Festival 2014. Un debutto di grande
impatto per Angela, fin da bambina appassionata d’arte e, nella fattispecie di
cinema, appena reduce dalla brillante esperienza vissuta nella scorsa edizione
del Festival di Cannes, che l’ha vista
inserita con la sua opera prima nell’ambito professionale dello Short Film Corner. La giovanissima filmaker napoletana, che ha diretto “Il Teatro dei ricordi” non ancora
diciottenne nello scorso inverno, ha avuto l'onore di avere come protagonisti
del corto, il leggendario attore francese Jean
Sorel (Bella di giorno, Vaghe stella
dell'orsa) accanto all'avvenente astro nascente del cinema italiano Alessia Alciati. Nel cast figurano anche Massimo Zordan, Giulia Mombelli, Anita Pitoni e Mary Di
Tommaso. “Il teatro dei ricordi” ripercorre in maniera
suggestiva “i non luoghi dell’anima” e vuole essere la metafora della realtà giovanile dove il malessere della
protagonista, una ragazza quasi ventenne (Alessia Alciati), la porta ad una scelta di rifiuto
della vita attraverso una fuga nel sonno dell’oblio. Ma i suoi ricordi vengono
custoditi da un misterioso personaggio in un luogo fuori dallo spazio e dal
tempo rappresentato da un teatro nel quale ella inconsapevolmente si ritrova.
Saranno proprio le parole dello strano “custode” (Jean Sorel) a
risvegliare nella protagonista la coscienza di sé, ma le
sorprese non mancheranno. Le riprese si sono svolte nel suggestivo
Teatro Flavio Vespasiano di Rieti e nel Bosco di S. Celso a Bracciano in
provincia di Roma. Il progetto è stato realizzato anche grazie alla
collaborazione di ATCL (Associazione Teatrale tra i Comuni del Lazio).
Consulente artistico del progetto il critico cinematografico Marco Spagnoli. A produrre il cortometraggio la Polifemo guidata da Paolo Monaci Freguglia, realizzatrice
in passato del primo cortometraggio della regista Giorgia Farina (“Alba”), dei documentari “La notte della Sindone” e “Giovanna Cau – Diversamente Giovane”, nonché co-distributrice per l’Italia del film “Un mostro a Parigi” prodotto da Luc
Besson, presentato in anteprima a Giffoni 2012. Il Direttore della fotografia è Francesco
Ciccone, mentre la scenografia è di Adriano
Annino, i costumi sono di Carlotta
Polidori,
il suono in presa diretta è di Federico
Tummolo ed il montaggio è affidato a Paola
Freddi.
DA CANNES A COLLOQUIO CON ANGELA BEVILACQUA GIOVANE REGISTA NAPOLETANA
|
Con Gabriel Garko a Cannes e sopra con Asia Argento |
Angela Bevilacqua e Jean Sorel |
Angela Bevilacqua,
la giovanissima neo regista napoletana è approdata sulla Croisette con la sua
“opera prima”, lo short movie “Il teatro
dei ricordi” selezionato nella sezione “Short
Film Corner” della 67 Edizione del Festival
di Cannes. Visibilmente emozionata e con uno sguardo quasi incredulo nel
trovarsi di fronte a “mostri sacri” del Cinema Internazionale , da sempre
sognati, la Bevilacqua ci parla di questa straordinaria adventure che l’ha
portata a riprendere con la macchina da presa ad appena 17 anni una “leggenda”
del firmamento mondiale quale, l’attore francese Jean Sorel, in veste di interprete
protagonista del suo primo corto.
-Angela, la sua passione
per il cinema, perdura fin dai suoi primissimi anni di vita
"Sì
ho amato da sempre il cinema, visionando opere dai generi più disparati. Tra i film di animazione
ero molto attratta dall’opera del grande maestro giapponese Miyazaki ed,
ispirandomi a lui, il mio primo grande sogno, è stato quello di diventare una fumettista
per poter descrivere attraverso il
disegno le storie che immaginavo. Crescendo mi sono resa conto che il cinema mi
offriva maggiori possibilità per poter esprimere le mie idee, i miei pensieri ed
allora ho cominciato a scrivere
sceneggiature grazie alla mia naturale inclinazione artistica".
-Com’è nata l’idea di
scrivere questo cortometraggio?
"Ero
al primo anno di liceo. Venendo a
conoscenza di tante storie complesse dei miei coetanei ed anche attraverso la puntuale
lettura di episodi di cronaca nera sui quotidiani, ho avvertito un notevole
malessere interiore dei giovani d’oggi. Da qui l’idea di voler condensare in un
unico personaggio, nell’ambito di un un’unica storia tutti i disagi che avverte
la gioventù odierna, a volte priva di
una giusta e concreta capacità reattiva trascinandola in un tunnel buio, spesso
tragicamente “senza ritorno”.
-Qual è
il messaggio che intende trasmettere con la sua opera?
"Ho voluto dare un monito di vita che può essere universale, non limitato ad una
sola fascia di età, e cioè che la vita vale la pena di essere vissuta sempre e
comunque con spirito positivo, affrontando i problemi con coraggio e
determinazione senza mai lasciarsi sopraffare da ansie o angosce, che spingono
inconsapevolmente l’uomo a rinunciare
persino ad essa. E’ ovvio che il mio personaggio sia una ragazza giovane come
me perché mi è stato più congeniale raccontare le relative problematiche".
-Com’è stato lavorare
con Jean Sorel?
"Ho vissuto un’esperienza straordinaria, una
grande opportunità che mi è stata offerta. Lavorare sul set, con un
professionista come lui mi ha reso tutto più semplice. Con dolcezza e pazienza
il maestro Sorel, facendosi dirigere da me con la macchina da presa con grande
umiltà, mi ha insegnato tanto sul set, ed i suoi consigli costituiscono un
bagaglio preziosissimo per proseguire il mio “viaggio” nel fantastico universo del
cinema".
-Come ha potuto
realizzare questo sogno?
"Un giorno sottoposi la storia ad un’amica di famiglia Maridì Sessa, giornalista
di cinema. Fu lei che, dopo avere letto la sceneggiatura, rimanendone molto colpita, attivò il progetto con la Maridì Communication
Italy, indicando il film maker Marco Spagnoli, quale direttore artistico, Jean
Sorel ed Alessia Alciati come attori protagonisti e la “Polifemo”, quale
società di produzione"
-Hai dei
“miti” registi che le suscitano particolare interesse?
"Tra quelli italiani non posso non citare Visconti e De Sica, mentre fra i
registi stranieri, i miei idoli sono:
Terry Gilliam, Martin Scorsese e Quentin Tarantino".
-Che
progetti ha per il futuro?
"Tanti, ma so bene che questo non è un campo facile. Io continuo a mettere su
carta le mie idee, le mie emozioni. Ho appena terminato di scrivere un romanzo
che spero di riuscire a pubblicare presto ed ho già pronte altre due
sceneggiature per un corto e per un lungometraggio. Ma intanto, naturalmente, continuerò
a studiare per conseguire il diploma di scuola secondaria". (Maridì Communication) IL
MAGGIORE TRA I MINORI
di
Achille della Ragione

IL NOVELLO D'ANNUNZIO
Attore di teatro,
cinema e televisione, Edoardo Sylos Labini , volto noto delle fiction, dalla soap Vivere, nel ruolo del perfido Andrea Gherardi a Incantesimo, Don Matteo, Un posto al sole, Le tre rose di Eva.
Sposato con Luna Berlusconi, figlia di Paolo e nipote di Silvio, ha una bellissima
bambina, Luce. Tanti i progetti in cantiere, intanto ora è impegnato a teatro
in uno spettacolo, originale e innovativo su Gabriele D’Annunzio
“Il 2012 è stato l’anno
in è nata mia figlia, Luce. Ecco si può dire che è l’anno in cui ho visto la
luce. Quando ti nasce un figlio tutto diventa secondario. Il 2012 è stato un
anno in cui ho costruito e lavorato molto dietro le quinte, infatti c’è stato
davvero poco dal punto di vista televisivo. Mi sono impegnato su d’Annunzio, ma
più che altro mi sono dedicato a mia figlia. Per tutto il 2013 sarò a teatro il
mitico d’Annunzio. Ormai tutti mi chiamano Gabriele. Il “Vittoriale degli
Italiani” mi ha ribattezzato “VATAVAR”.
- Farai parte de Le Tre Rose di Eva 2?
“Non ne farò parte. Sono morto per davvero!”
- Che stai facendo?
“A breve sarò in tv con Come un delfino-la serie,
dove per l’ennesima volta farò l’antagonista, un personaggio negativo, ho lavorato con Raul Bova che
è una bravissima persona. Poi il resto è tutto relativo a d’Annunzio. Infatti,
la prima parte del tour si chiuderà dal 20 al 24 marzo al Teatro Manzoni di
Milano, mentre la seconda parte del tour, che riprenderà ad ottobre, mi terrà
impegnato per tutta la fine dell’anno”.
- Che tipo di marito e padre sei?
“Cerco di essere
un padre ed un marito all'altezza di mia figlia e di mia moglie. Questi sono compiti difficili che
si imparano col tempo ed in corso d’opera”.
- Che rapporto hai con i tuoi fan?
“Ottimo e diretto. Ho una fanpage su Facebook
dove racconto la mia vita. Inoltre, utilizzo molto anche twitter".
- Quali sono le critiche che ti fanno più soffrire?
“Ciò che mi fa male sono i pregiudizi. Pregiudizi
che spesso vengono dal cognome di mia moglie. Questo è di certo la cosa più
fastidiosa e che vivo sulla mia pelle. Spesso sono costretto a subirli a causa
di una campagna mediatica che fa vedere tutto come non è, ma spesso, e
fortunatamente molti Italiani l’hanno compreso, non tutto è come sembra”.
- Un pregio ed un difetto del tuo carattere?
“Un pregio, sicuramente, è la generosità. Un difetto
è l’essere impaziente”.
- Hai spesso interpretato ruoli negativi e a tinte
forti, ti piacerebbe un ruolo comico e leggero?
“Mi piacerebbe, eccome! Sarebbe bello poter fare un
ruolo comico e sono sicuro che mi verrebbe anche bene!”
DI DANIELE RUSSO
Daniele Russo, attore napoletano, 31 anni, occhi e capelli castani, diplomato
all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica del Teatro Bellini, figlio d’arte (il
papà è Tato Russo, la mamma Dalia Frediani), simpatico e socievole,
sta vivendo un bel momento professionale grazie alla sua partecipazione nella
fiction campione d’ascolti in onda su Canale 5, Il Clan dei Camorristi.
- Ci
parli del tuo ruolo?
“Il mio personaggio si chiama Nicola Sorrentino ed è
un avvocato rampante, giovane e senza scrupoli, avido di potere e appassionato
di politica. Riesce sin dalle prime battute a capire su quale cavallo
scommettere ed instaura un ottimo rapporto con ‘O Malese, che perdurerà
nel tempo.
- Perché
questa fiction sta riscuotendo tanto successo?
“Credo che la qualità paghi sempre! Il pubblico viene
troppo spesso e facilmente etichettato come passivo e distratto, ma in realtà
sa riconoscere una cosa fatta bene da una fatta...e basta. Qui gli ingredienti
per un buon successo c'erano tutti, a partire dalla storia fino ad arrivare all'ottimo
cast, e poi c’è un buon gruppo di sceneggiatori e di registi attenti”.
- Cosa pensi
della polemica che le fiction sulla malavita tendano a mitizzare i cattivi?
“Inutile fare falsi moralismi; se volessimo ragionare così
dovremmo rinunciare a decine di capolavori che sono stati girati nel tempo, Il
Padrino, Quei bravi ragazzi, Gli Intoccabili, Serpico, Carlito's Way. Io
conosco a memoria questi film ed ho tifato sempre per i cattivi, eppure non ho
mai ucciso nessuno. In ogni caso credo che ci voglia sempre un punto di vista
critico quando si affrontano temi del genere in fiction o film sia da parte di
chi li realizza che di chi li osserva; se poi un ragazzino appena visto un film
o una puntata del Clan esce di casa e pensa di formare una sua piccola gang per
emulare questi personaggi credo che sia un problema da ricercare altrove”.
- Ti ricordi qualche aneddoto?
“Una cosa
molto divertente è successa un giorno alla masseria del Malese quando dovevamo
girare una scena con alle spalle delle bufale che tornavano nel recinto...beh
in un cast con tanti attori bravi e professionali a fare le bizze da
"dive" ci hanno pensato loro, le bufale! Dopo il primo ciak hanno
iniziato a scappare per tutta la campagna e non avevano nessuna
intenzione di rientrare nonostante i contadini le inseguissero dappertutto con
i forconi! Inutile dire che c'era nel cast qualcuno che scappava con la paura
di essere travolto...sembrava di essere a Pamplona!”
- Progetti?
“Vivo alla
giornata e non faccio programmi. Al momento sono in teatro con un testo molto
intenso ed emozionante che è Ricorda con Rabbia di John Osborne per la regia di
Luciano Melchionna dove condivido la scena con tre straordinari attori che sono
Stefania Rocca, Angela De Matteo e Marco Mario De Notaris. Qui interpreto un
giovane arrabbiato, depresso e, soprattutto, velleitario che se la prende, a
ragion veduta, con la società in cui viviamo le sue ingiustizie e la sua
monotonia ma che non riesce a spronare per uscire da questo torpore neanche le
persone a lui più vicine. Inoltre
incrocio le dita per un progetto molto importante del quale non oso
ancora parlare e poi sto lavorando alla versione teatrale di Arancia Meccanica, a 50 anni dall’uscita del
sensazionale romanzo di Burgess che diede vita al capolavoro indimenticabile di
quel genio di Kubrick”.
- Da quale regista vorresti essere
diretto?
“Preferisco farti una lista di registi che amo perchè non oso
immaginarmi su un set diretto da loro e la lista comunque potrebbe essere
infinita….da Tarantino a Salvatores, da Burton a Sorrentino, da Scorsese a
Bertolucci, passando per Moretti, Coppola, Greenaway, Lynch etc etc, oppure
giovani interessanti come De Angelis, Lombardi , Costanzo”.
- Cosa
fai nel tempo libero?
“Tanto sport: calcio, tennis, ping-pong, pallavolo, atletica,
nuoto ed equitazione”
Cattivo e perfido in Tv, papà tenerone e marito
perfetto in privato. Renato Raimo toscano, classe 1963, volto noto del mondo
dello spettacolo, ma anche bravo e valido farmacista, esperto in piante
medicinali, appassionato di fitoterapia e omeopatia, è tra i protagonisti più
amati della soap Centovetrine. Amato e ammirato per la sua bravura, ma anche
per il suo fisico e il suo sex appeal, Renato, dopo aver recitato in numerose
fiction (Don Matteo 5, Medicina Generale, Carabinieri 6, La Squadra,
Un posto al sole estate) e in alcuni
spot pubblicitari, dal 2011 è approdato nella fiction di Canale 5, dove
interpreta il cattivo e perfido Mauro Zanasi, cinico e raffinato uomo d’affari
loschi, un uomo che ricatta, minaccia, rapisce ed è pronto a sedurre e uccidere.
Il personaggio che interpreta è affascinante, affabulatore, viscido e riesce a
portar fuori dalle sue vittime il loro lato oscuro. Una bella sfida
professionale, accolta con entusiasmo e coraggio perché agli antipodi del suo
carattere. Raimo, che è appassionato di moto ed ha un barboncino, Leo, con il
quale gioca a nascondino, alterna gli impegni da attore con quelli della
farmacia, un’azienda che gestisce con il fratello Giuseppe, anche lui
farmacista. E’ sposato, la moglie Alessandra è anche lei farmacista, e ha due
figlie, Elisabetta e Camilla, che hanno 18 e 15 anni. Renato non è impegnato
solo in Centovetrine ma sta facendo
anche teatro, una nuova commedia musicale al teatro Sistina di Roma, Campo de’ Fiori, scritta da Rodolfo
Laganà e Gianni Quinto, per le musiche di Roberto Giglio, con Milena Miconi e
cinema.
Oscar Pistorius spara e uccide la fidanzata
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