La personale di Pina Della Rossa a Roma
Via
dei Cappellari, vicino Campo de’ Fiori. Siamo nel cuore di Roma, in una strada
antica, ma ancora oggi pulsante di arte e di cultura. Mentre Roma viene messa
ferro e fuoco dai barbari olandesi, c’è un luogo, lo “Spazio88”, dove fiorisce un
grande capolavoro: il “RIscatto” di
Pina Della Rossa. Questo il nome, simbolico e quanto mai attuale, dell’ultima
personale realizzata dall’artista partenopea. Un lavoro unico, a metà strada
tra la pittura e la fotografia, che attraverso le sue immagini ci conduce ad
esplorare il mondo dei margini, nel contrasto emergente tra il prodotto
decadente dell’uomo e la forza esplosiva della natura. Cemento, lamiere, mura
grigie, sono rivitalizzate da radici viventi che lentamente se ne impadroniscono.
Che siano radici dilatate, come arterie pulsanti, o grovigli intrecciati, come
sentieri contorti, questa natura rigogliosa avvolge il degrado, dando luce
anche agli angoli più dimenticati. Grazie alle combinazioni cromatiche e ai
giochi di luce, anche le muffe di un muro scrostato, la ruggine delle
inferriate, o le crepe di una porta di legno, ostinatamente serrata, ora ritrovano
slancio. Ma “RIscatto” non è solo
questo. E’ il rosso dirompente, sinonimo della forza, il blu della quiete
spirituale e del silenzio, il verde dell’energia e della tensione interiore.
Emozioni che portano l’osservatore a interrogarsi, a oltrepassare la superficie
delle cose, nella ricerca di una comunione intima con la realtà, che gli
permetta di coglierne gli stimoli emotivi e percettivi. Sotto le rovine, dunque,
pulsa la rinascita, che parte dal visibile per arrivare all’invisibile, a
quella dimensione interiore per troppo tempo soffocata, che ora, finalmente,
trova liberazione. Circondata dall’arte fin dall’infanzia, Pina Della Rossa ha
dato vita a personali e collettive di grande rilievo, che oggigiorno le
consentono di avere un ruolo primario nel mondo della fotografia.
Pina, dove nasce la sua fotografia, e cosa vuole
esprimere?
“Tutto
parte dagli anni in cui frequentavo l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Mentre
studiavo, lavoravo come disegnatrice progettuale nel campo edile. Proprio li,
nei cantieri, osservavo il lavoro degli operai, la fatica, e al tempo stesso la
capacità di dare forma e significato a materiali apparentemente poveri,
sottovalutati, come lamiere, ferri e cemento. Da qui, la mia ricerca, con l’intento
di dare a questi materiali il giusto valore, la giusta dignità (il brutto che
diventa bello attraverso la fotografia). Negli anni, poi, il discorso si è
ampliato. La natura ha preso sempre più valore. Ho avvertito l’esigenza di porre
l’attenzione sulla mia terra, sugli elementi e sui colori di quella Campania Felix
che oggigiorno ci appare addormentata sotto una coltre di sfruttamento e cementificazione.
Ovviamente questa mostra non è soltanto indicativa di un aspetto sociale, ma
anche autobiografica. Nella vita, così come nelle mie foto, ho imparato a non
soffermarmi sulle apparenze, ma a guardare oltre, dentro e dietro le cose. Anche
laddove sembra che non ci sia niente, in
realtà, si possono trovare tesori preziosi. Anche quando ogni speranza sembra
perduta, credendoci fino in fondo, si può arrivare lontano. Dunque il mio
intento è semplice. Spingo lo spettatore a superare le barriere, andando oltre,
in uno spazio infinito, nuovo, che gli mostri l’invisibile e lo coinvolga a
vedere nel profondo delle cose. La mia ricerca fotografica, infine, vuol
costituire un ideale ritorno alla pittura, con l’intento di riportare i colori
tipici della pittura nella fotografia. In questi anni, accanto alle
esposizioni, personali e collettive, non ho mai abbandonato la ricerca, la
sperimentazione, lo studio, curando il dettaglio, il particolare, partendo da
li per tirar fuori l’essenza delle cose”.
Questo
è lo scatto di Pina Della Rossa, un sinonimo di riscatto, che si è lasciato
dietro l’idea di una fotografia chiusa nel recinto del realismo e della
documentazione veritiera del contemporaneo. Potrete visitare la mostra dal 18
febbraio al 13 aprile presso la galleria “Spazio 88”, sita in via dei
Cappellari, 88 a Roma. A curare l’organizzazione e il progetto, Laura Maggi,
testi critici a cura di Federico Carlo Simonelli. La mostra sarà visitabile dal
martedì al sabato, dalle 16:00 alle 19:30.
Alessandro Iacobelli