martedì 26 novembre 2013

UN FILM DA NON PERDERE


 LA MOGLIE DEL POLIZIOTTO
Nelle sale italiane, una pellicola da VEDERE, una storia delicata e violenta sui maltrattamenti che subiscono le donne all'interno della famiglia
Alcune scene dal film
Il regista con le due gemelle che si alternano nel film  nella parte di Clara
Proprio lunedì 25 novembre nella giornata mondiale contro la violenza alle donne c’è stata l’anteprima a Napoli, al Modernissimo, del film “La moglie del poliziotto” del regista Philiph Gröning, premio speciale della giuria Festival di Venezia. Il film in lingua originale (tedesco) è sottotitolato. E qui dovrei passare a raccontarvi la trama, ma vi dico subito di non aspettarvi il solito film, la storia potrebbe sembrare banale, una coppia giovane marito, moglie graziosa, ed una figlia, un bimba di 4 anni o giù di lì. Lui poliziotto in una cittadina tedesca, pulita ed ordinata, con case in mattoni rossi, poco traffico, e tutto intorno una natura incontaminata, volpi che la notte circolano indisturbate per le strade della cittadina, cascate, uccelli che cinguettano, caprioli che sfrecciano davanti alle auto, e qualche volta vengono investiti, distese di campi con spighe giallo oro, insomma un panorama quanto mai idilliaco. Una famigliola che vive la classica vita di coppia, lui che rientra dopo aver svolto il suo lavoro di poliziotto, la consorte amorosa con la quale ha una buona intesa sessuale, e la bimba che riempie la loro vita di coppia. Va detto che il film ha uno svolgimento singolare è diviso in capitoli (60 in tutto) dove lo spettatore come in un libro “vede” il procedere della vicenda e l’escalation che partendo da un gesto d’insofferenza di Uwe (David Zimmerschield) nei confronti di Christine (Alexandra Finder) diventa vera e propria violenza che lo spettatore vive attraverso le lividure che man mano aumentano sul corpo della donna e gli scatti di rabbia dell’uomo. Non vi aspettate scene di violenza ce ne saranno tre o quattro in tutto il film, che dura circa 175 minuti, ma è il pathos che si percepisce della brutalità di Uwe, faccia d’angelo, contro la giovane moglie, che come tutte le donne che subiscono partner maneschi, si ritengono “colpevoli” di scatenare con il loro agire la violenza del compagno. Il finale non ve lo raccontiamo perché il film lo dovete andare a vedere perché è un film magnifico come l’interpretazione degli attori e soprattutto della bambina Clara (Pia Kleemann e Chiara Kleemann) che subisce indirettamente l’atmosfera di violenza silenziosa che coinvolge i suoi genitori, altri attori Horst Rehberg, Lars Rudolph. Produzione: 3L Filmproduktion, Bavaria Film, Philip-Gröning-Filmproduktion, ZDF/Arte, Distribuzione: Satine Film . Ha detto il regista Göring quando ha ricevuto il riconoscimento veneziano: La moglie del poliziotto parla della parte oscura che esiste dentro di noi. L’uomo è un marito, un poliziotto, e maltratta la moglie. La picchia. Per tensione, per odio, per amore, per l’assurdo senso di impotenza della sua vita, che lo soffoca fino ad annientarlo. La moglie del poliziotto è un film che parla di bisogni profondi. È un film sulla tenerezza, sul desiderio di tenerezza. Nelle relazioni violente c’è un enorme paradosso. Più la moglie del poliziotto si sente ferita, sola e in difficoltà, più desidera anche il minimo gesto di affetto, più cerca il contatto con suo marito. Una leggera carezza la mattina dopo avere subito maltrattamenti può prolungare la relazione per anni”. Non FATEVELO SCAPPARE
Annamaria Ghedina

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