LATTE DI IENA
il nuovo libro di Antonio Mocciola allo Spazio NEA a Piazza Bellini, 59
martedì 17 dicembre ore 18 Modera Gianmarco Cesario, interventi
dell'autore e dell'editore Michele Grauso Letture di Marina Billwiller. Rinfresco a base di latte di
iena.
Dopo il successo de “Le vie nascoste”, e a cinque
anni dall'esordio narrativo con “La sottrazione”, Antonio Mocciola torna nelle
librerie con un lavoro estremo, dal forte impatto emotivo. “Latte di iena”,
inquietante fin dalla copertina (la Madonna del Latte di Caravaggio virata in
negativo), è una raccolta di racconti “dark” nel senso letterale del termine:
oscuro. Atmosfere raggelanti, tra cimiteri abbandonati, chiese in sfacelo,
sguardi invisibili, personaggi sinistri, terre ferme in quieti apparenti. Una
scrittura secca, tagliente, affilata, scomoda. Pronta a seminare tracce, come
gocce di latte. Di iena, naturalmente.
“I personaggi che popolano questi
racconti agiscono sovrappensiero. Nessuna motivazione reale sta dietro le loro
azioni (quando ci sono), persi in quel limbo in cui la volontà non parte dal
cervello, e tantomeno dal cuore. Come quando lo sguardo si perde a fissare un
punto, e si crea quel momento di pura sospensione, di astratta nolontà. E se
fosse proprio in quegli istanti in cui “non siamo” la verità vera del nostro
essere? E se l'amore, e l'odio, non fossero che decisioni prese a freddo, o
condizionate dalla società, o dalla famiglia, o peggio ancora dalla religione?
Una sorta di dovere?Cosa c'è di “naturale” in tutto questo? Niente mi sembra più
vero della catatonìa. Sovrappensiero siamo veri. Facciamo le cose che dovremmo
fare, prima che la vita ci riporti all'eterna bugia della – diocenescampi –
spontaneità”. (Antonio Mocciola). “Racconti che stillano odio,
vendetta, ripensamenti e il tutto quando meno te lo aspetti, con una scrittura
attenta, compita, sapida, arricchita da preziosa ironia tra le sottili trame:
ogni racconto regala pure gocce di veleno e odio, che lo rendono frizzante e
stuzzicante, con una gran voglia di ritornare a leggerlo per cercare di capire
cosa ci è sfuggito, tanto repentina e serpentina è la fine. Sono storie
intessute tra giorni di pioggia e di vento, fiori secchi, squarci di luce,
temporali e arcobaleni, terremoti, fotografie e polvere da leggersi tutte d’un
fiato”. (dalla prefazione di Willy Vaira)
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