IL CARNEVALE NEL MONDO
LA PAROLA CARNEVALE
deriva dal latino carnem levare, tagliare la carne della dieta (in
osservazione al divieto cattolico di mangiare carne durante la Quaresima) e pur
essendo una festa di chiara matrice pagana coincide con i giorni precedenti
alla Quaresima. Nell' Europa meridionale comincia la domenica precedente il
Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima e finisce il martedì successivo,
detto martedì grasso (dall'uso di consumare un pasto a base di carne e grassi
prima della dieta di magro della Quaresima).
ITALIA
IL CARNEVALE DI ROMA
Il Carnevale di Roma risale al 1300 ed è sempre stato in gara
con quello di Venezia per grandiosità pittoresca e per sovrana eleganza. ll suo
momento di maggior successo si è avuto sotto il pontificato di Papa Paolo
II (1466), il quale riportò agli antichi splendori le corse che da sempre
si organizzavano durante le feste di Monte Testaccio. Inoltre, ordinò
artistiche mascherate organizzandole egli stesso e sostenendone e spese. Caratteristica
del Carnevale romano fu, per molto tempo, la famosa “Corsa dei barbari”:
i cavalli da corsa partivano da Piazza del Popolo e, a corsa sfrenata,
attraversano il Corso e venivano fermati in piazza Venezia. I proprietari erano
patrizi della più alta nobiltà e della vittoria dei loro cavalli si facevano un
merito morale superiore al premio dei palii assegnati. La sera dell’ultimo
giorno di Carnevale nelle strade di Roma sfilava un corteo di mozziconi di
candele accese. Ognuno cercava di spegnere quella del vicino, difendendo la
propria e rappresentando burlescamente il corteo funebre del Carnevale defunto,
il cui simulacro veniva arso in piazza del Popolo.
IL CARNEVALE DI IVREA
Il Carnevale di Ivrea è una rappresentazione storica che si
caratterizza per il grande coinvolgimento emotivo offerto ogni anno dall’
intera città agli occhi dei visitatori. In quei giorni, gli Eporediesi
diventano padroni della città raccogliendosi attorno ai protagonisti della
manifestazione- la Mugnaia e il Generale- e a loro seguito, e dando vita a
quell’ affascinante ed unico spettacolo che è la Battaglia delle arance. La vicenda da cui questa festa trae origine
risale al 1600, quando i vari quartieri della città festeggiavano ognuno per
conto proprio il Carnevale, con violenti scontri. Agli inizi dell’ Ottocento il
governo napoleonico sotto il cui territorio si trovava Ivrea impose di
unificare i vari Carnevali rionali in un’unica festa in modo che ci fosse un
clima più tranquillo e allegro a livello cittadino.
IL CARNEVALE DI VENEZIA
Il Carnevale veneziano risale ai festeggiamenti indetti nel
1662 per la vittoria del doge di Venezia sui patriarca di Aquileia ed
inizialmente veniva celebrato il solo giovedì grasso, con gare, fuochi
d’artificio, giochi e spettacoli per adulti e bambini. Nel Settecento i nobili
si camuffavano con la bauta, una mantellina nera di velluto o seta con
cappuccio, alla quale era fissata una maschera a coprire anche il volto; i
diversi quartieri della città elaboravano maschere e costumi diversi, così come
le varie corporazioni di mestiere. Nello scenario suggestivo del Canal Grande
popolo ed aristocratici passavano la notte cantando e bevendo allegramente,
mentre centinaia di gondole illuminate scivolavano sulle acque della laguna
creando uno spettacolo bellissimo. Nel 1981 è stata realizzata la fusione tra
l’immagine del Carnevale e quella del teatro, rievocando riti medioevali e
addirittura festività precristiane. Fino ad allora il Carnevale di Venezia era
stato simile a quello di altre città italiane, lasciando a testi e a vecchie
fotografie la tradizione dei secoli d’oro della Serenissima. Oggi invece ci si
imbatte in maschere e fantasmi di oro e seta che si aggirano per calli e
campielli dando vita ad un vero e proprio stile in cui si fondono Medioevo,
Rinascimento e settecento veneziano.
IL CARNEVALE DI
VIAREGGIO
Il Carnevale di Viareggio nacque nel 1873, quando ad alcuni
“signori” del luogo venne in mente di organizzare una domenica diversa,
realizzando un corteo di carrozze addobbate con fiori che andavano su e giù per
la Via Regia, strada principale della città. In quell’occasione fu organizzata
anche una mascherata di protesta dei cittadini, costretti a pagare troppe
tasse, e fu preso in giro proprio il capo degli esattori comunali. La sfilata
piacque molto sia ai promotori che ai cittadini e nacque così l’idea di
realizzare ogni anno dei carri che interpretassero umori e malumori della
gente. Da allora i carri in cartapesta del carnevale viareggino rappresentano
politici e uomini famosi di tutto il mondo nelle loro debolezze e mancanze e la
cosa singolare è che i carri sono animati e muovono le braccia, aprendo bocca e
occhi. Su ognuno di essi trovano posto anche ragazzi e bambini che lanciano
coriandoli e stelle filanti agli spettatori divertiti. Durante tutto il periodo
vengono organizzate anche feste mascherate nei diversi rioni della città e
numerose manifestazioni di spettacolo, sport e cultura.
IL CARNEVALE DI
PUTIGNANO
A Putignano, nel Barese, il Carnevale è caratterizzato da
alcuni riti di origine popolare e da carri bellissimi realizzati da artigiani
del luogo. Il giorno di inizio dei festeggiamenti è il 26 dicembre con la Festa
delle Propaggini (lunghi tralci di vite che vengono interrati per la parte
inferiore), rassegna di umorismo e satira in versi e strofe, ispirati a fatti e
personaggi della città le cui origini, di carattere religioso, sono
antichissime. Uno dei riti più antichi è lo “Ndondaro”, rumoroso corteo di
gente vestita da contadino o combattente che percorre le vie della città cantando
e suonando strumenti improvvisati. “Ndondaro” è un termine dialettale legato al
movimento dell’altalena. Nel pomeriggio del lunedì grasso si svolge l’estrema
unzione del Carnevale, parodia di un vero e proprio rito liturgico, con tanto
di chierichetti e di preti. Nel pomeriggio del martedì grasso si può assistere
al funerale di re Carnevale: la sua bara viene accompagnata dalla moglie, che
piangendo ne descrive le virtù, e da un corteo di donne che intonano canti
raccapriccianti urlando in senso di disperazione. Alla fine della processione
si dà fuoco al fantoccio che rappresenta il Carnevale.
IL CARNEVALE NEL MONDO
Il Carnevale di Nizza
Ogni anno la città provenzale, meta di numerosissimi turisti,
è caratterizzata da bellissime sfilate di carri e di maschere e soprattutto
dalle caratteristiche “battaglie di fiori” che si svolgono nei giardini Alberto
I, tutti i giorni, escluso il sabato. Nello stesso periodo al Palais des
Expositions si tiene la festa della birra, con musiche e canti tirolesi. Il
giorno di martedì grasso ha luogo l’imponente sfilata conclusiva che inizia nel
primo pomeriggio e continua fino a tarda notte, quando il rogo di Re Carnevale,
il grande spettacolo di fuochi d’artificio e il veglione all’Hotel Plaza
concludono la festa.
Il Carnevale in Germania
In Germania, particolarmente caratteristico è il Carnevale di
Colonia che inizia il giorno 11 novembre alle ore 11 e 11 minuti esatti, con la
nomina del Principe, del Fante e della Vergine, i tre personaggi principali
delle feste. Solo il giovedì grasso essi però scenderanno tra il pubblico a
dare il via alle celebrazioni. Questa giornata è interamente dedicata alle
donne, presenti sui balconi, per strada, negli uffici e nei negozi e che
prendono in mano il comando della città e dell’uomo. Mascherate, catturano i
loro compagni, considerati per l’occasione veri e propri nemici e tagliano loro
la cravatta in segno di dominio.
Il Carnevale in Grecia
Il Carnevale greco si svolge sull’isola di Patrasso, dura tre
settimane ed è caratterizzato da sfilate floreali e sontuosi balli in maschera.
Caratteristiche sono le battaglie della cioccolata: alcune ragazze in costume,
sopra cocchi decorati con fiori, gettano sul pubblico petali e dolci al suono
della musica della banda. La maschera principale è il “domino nero”, ampio
mantello con cappuccio, proveniente dal Carnevale di Venezia, città da cui
venivano importate le sete nere per i costumi. La sera del venerdì grasso ha
luogo nel teatro municipale il primo ballo del “domino nero”, al quale le donne
si recano da sole, indossando maschere e guanti neri; gli uomini invece portano
il costume tradizionale chiamato “tudexos”. Una seconda edizione del grande
ballo si svolge la sera della domenica e chiude la festa.
Ad Atene, invece, vengono organizzati finti cortei nuziali
dove, oltre agli sposi e agli invitati,vi sono il diavolo e l'uomo di cenere.
Quest'ultimo ha il compito di difendere il proprio gruppo gettando sugli altri
delle manciate... di cenere. Il banchetto é a base di galactobureko, i
caratteristici dolcetti al latte. Infatti gli ortodossi rispettano la settimana
del formaggio e l'ultima di Carnevale, durante la quale non possono assolutamente
mangiare carne ma soltanto pesce.
Il Carnevale in Brasile
Bahia, stato del Brasile orientale, e la città di Rio de
Janeiro si contendono l’onore di essere stati il luogo di nascita del Carnevale
brasiliano: la leggenda narra che sia nato a Bahia ed in seguito sia stato
trasportato a Rio. La sua origine è comunque legata ad antichissime tradizioni
del luogo e solo in seguito sono stati inseriti i carri allegorici, le maschere
che lanciano fiori, i cortei, come in Europa. Il Carnevale brasiliano è
altamente coreografico e basato sulla musica e sulla danza del samba, eseguita
da gruppi di maschere. Per poterlo ammirare si affittano i balconi delle
abitazioni che si trovano attorno al Sambadromo, lo stadio più grande della
città, che viene poi aperto per far confluire i carri e le centinaia di
migliaia di partecipanti sulla spiaggia di Copacabana. Purtroppo il grande
afflusso di persone crea ogni anno vittime ed incidenti, con morti e feriti
sbattuti in mezzo alla folla, calpestati e spintonati dalle orde urlanti in
festa. A Salvador de Bahia le manifestazioni iniziano con una musica che
risuona per le strade, amplificata da altoparlanti montati su camion. È il
segnale atteso da tutti: una massa di persone si riversa nelle vie e balla
dalle nove di mattina alle nove di sera al ritmo di samba accompagnata dal
“trios électrico”, una specie di orchestrina viaggiante, dove lo strumento
principale è costituito dalla chitarra elettrica. La musica può venire eseguita
anche dalle “batucadas”, pure queste orchestre ambulanti che si rifanno alle
musiche della tradizione africana con i loro tamburi e campanelli a
percussione. Vengono ballati anche la “capoeria”, danza di origine angolana, e
il “frevo”, simile alla polka.
LE MASCHERE
LE MASCHERE
Pulcinella
Figura buffa e goffa; un gran naso, mascherina nera, gobba,
cappello a punta, camiciotto e pantaloni bianchi. È una delle maschere italiane
più famose ed originaria di Napoli: anche il suo nome sembra che derivi dal
napoletano “polene” (pulce) oppure “piccolo pulcino”. Sfacciato, pazzerello,
chiacchierone, è la rappresentazione vivente dell’ozio a favore del mangiare e
del buon vino. Pur ricevendo spesso sonore bastonate, egli riesce simpatico
anche ai potenti che prende in giro e inganna con amabile furbizia.
Arlecchino
Il nome deriverebbe dal francese antico Hellequin, diavolo
buffo delle leggende medievali e originario di Bergamo. Nel XVI secolo
divenne la maschera piu’ popolare del Teatro dell’Arte italiano e all’abito
multicolore che ricorda l’arcobaleno aggiunse una maschera nera sul viso, un
cappello bianco, una borsa di cuoio legata alla cintura e una spatola di legno
(batocio). Agli inizi interpretava il servo lazzarone e truffaldino,
cinico e senza scrupoli. In seguito, soprattutto con Carlo Goldoni, si
trasformo’ nel popolano malizioso ma in fondo onesto e sensato. La sua
compagna e’ Colombina.
Colombina
L’unica maschera femminile presente a fianco di tanti
personaggi maschili è Colombina, la furba servetta. È vivace, graziosa e parla
veneziano. È molto affezionata alla sua signora, altrettanto giovane e
graziosa, Rosaura, e pur di renderla felice è disposta a combinare imbrogli su
imbrogli. Con i padroni vecchi e brontoloni va poco d’ accordo e schiaffeggia
senza misericordia chi osa importunarla mancandole di rispetto. Abitualmente
non porta la maschera e indossa una cuffia e un vestito a strisce bianche e blu
che spiccano sulla gonna blu e sulle calze rosse con il grembiule da casalinga.
Dottor Balanzone
Il Dottor Balanzone è un costume tipico di Bologna; è una
maschera che rappresenta un personaggio pedante e brontolone; spesso parla
tanto e non conclude niente, ma e’ anche dotto e sapiente. In testa ha un
cappello nero a larghe falde; indossa una toga lunga e nera, il panciotto e i
pantaloni neri. Molto spesso tiene un libro sotto il braccio e parla senza
rendersi conto delle colossali baggianate che dice.
Pantalone
È una maschera veneziana e veste con un camicione e una
calzamaglia rossi ed un mantello nero. Porta una maschera in faccia e una cinta
alla vita ed è il classico vecchio brontolone e testardo. Spende poco, è attaccato
al suo denaro e si lamenta sempre. In gioventù era un ricco mercante ed ebbe in
un primo tempo il nome di Magnifico, assumendo poi quello di Pantalone de’
Bisognosi.
Gianduia
Gianduia è la maschera torinese e nasce ad opera di un
burattinaio che aveva un enorme successo con il suo burattino, un contadino
simpatico, arguto e furbo, Gioan d’la douja, così chiamato perchè in qualunque
osteria entrasse chiedeva un boccale di vino (douja, in dialetto piemontese). È
quindi un galantuomo, di carattere allegro ed aperto, ama la buona tavola ed è
sempre presente nelle feste popolari torinesi, dove non manca neppure la sua
fedele compagna Giacometta, con la quale, nei giorni di carnevale, gira su una
carrozza di gala e va a fare visita ad ospedali, ospizi e ad ossequiare le
autorità cittadine. I dolci più famosi sono i fiocchetti, le castagnole alla
crema, le frittelle e gli struffoli, con varianti diverse da una regione
all’altra.
Francesca
Rossetti
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