venerdì 18 aprile 2014

ADDIO AD UN GRANDE NARRATORE



 AD 87 ANNI SE N'E' ANDATO 
GABRIEL GARCIA MARQUEZ
Il grande scritttore colombiano è morto nella sua casa di Città del Messico
E’ morto il colonnello Aurelia Buendia alias Gabriel Garcia Marquez il mio scrittore preferito. E non posso fare a meno di scriverne. Il primo libro che di lui ho letto è che mi ha letteralmente folgorata è stato “Nessuno scrive al colonnello” che io preferisco nel suo titolo orginale “El coronel no tiene quien escribe” , e così poi il grandioso e mitico “ Cento anni di solitudine” di cui ho comprato per regalarlo ad amici 8 copie, ed ancora però letti in spagnolo, “El otoño del patrarca” L’autunno del patriarca, “La incredibile e triste storia di Erendira e della sua nonna snaturata”, “La mala hora”, “Mama grande”, “L’amore ai tempi del colera” quelli che ho letto e riletto. Dicevo il primo libro che mi ha folgorata  soprattutto il finale del racconto che da il titolo al libro quel “Mierda!” che ho trovato liberatorio grande, unico. Come unico era Gabo, che conobbi alla Frankfurter Buchmesse, la fiera del libro di Francoforte, degli anni ’70 e lui era li a presentare “Cento anni di solitudine” libro che poi fu inserito nella rosa dei partecipanti al premio letterario “Il libro dell’Anno” I edizione” ideato da Alberto Marotta dell’omonima casa editrice di cui io ero segretaria di redazione. Vinse il premio con quel titolo, e non era ancora scoppiata la notorietà, non senza difficoltà un autore che al pubblico italiano era ancora pressoché sconosciuto. Fu proprio in quell’occasione che lessi il libro, già lo conoscevo, e la folgorazione continuò e prosegui e prosegue ancora. Seguì poi un periodo dove molti scrittori latino americani ebbero successo sul mercato editoriale italiano, Lezama Lima con “Il paradiso”, Osvaldo Soriano detto il Gordo, il surreale autore di “Triste, Solitario y Final”, ma lui Gabo non lo supererà mai nessuno, solo Steimbeck che credo lui abbia letto, ho trovato delle attinenze tra il suo modo di scrivere e quello di Steimbeck, soprattutto nei racconti di Plan de la Tortilla, due geni della narrativa così diversi e così simili. Il dramma è che ora i ragazzi non leggono più e non sviluppano la fantasia, non sognano, né con Cient’años de soledad né con la Valle dell’eden, Uomini e Topi, Furore del grande Steimbeck. Ciao Gabo.
Annamaria Ghedina

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