AD 87 ANNI SE N'E' ANDATO
GABRIEL GARCIA MARQUEZ
Il grande scritttore colombiano è morto nella sua casa di Città del Messico
E’ morto il colonnello Aurelia Buendia alias Gabriel Garcia
Marquez il mio scrittore preferito. E non posso fare a meno di scriverne. Il
primo libro che di lui ho letto è che mi ha letteralmente folgorata è stato “Nessuno
scrive al colonnello” che io preferisco nel suo titolo orginale “El coronel no
tiene quien escribe” , e così poi il grandioso e mitico “ Cento anni di
solitudine” di cui ho comprato per regalarlo ad amici 8 copie, ed ancora però
letti in spagnolo, “El otoño del patrarca” L’autunno del patriarca, “La incredibile
e triste storia di Erendira e della sua nonna snaturata”, “La mala hora”, “Mama
grande”, “L’amore ai tempi del colera” quelli che ho letto e riletto. Dicevo il
primo libro che mi ha folgorata
soprattutto il finale del racconto che da il titolo al libro quel “Mierda!”
che ho trovato liberatorio grande, unico. Come unico era Gabo, che conobbi alla
Frankfurter Buchmesse, la fiera del libro di Francoforte, degli anni ’70 e lui era li a presentare “Cento anni di
solitudine” libro che poi fu inserito nella rosa dei partecipanti al premio
letterario “Il libro dell’Anno” I edizione” ideato da Alberto Marotta dell’omonima
casa editrice di cui io ero segretaria di redazione. Vinse il premio con quel
titolo, e non era ancora scoppiata la notorietà, non senza difficoltà un autore
che al pubblico italiano era ancora pressoché sconosciuto. Fu proprio in quell’occasione
che lessi il libro, già lo conoscevo, e la folgorazione continuò e prosegui e
prosegue ancora. Seguì poi un periodo dove molti scrittori latino americani
ebbero successo sul mercato editoriale italiano, Lezama Lima con “Il paradiso”,
Osvaldo Soriano detto il Gordo, il surreale autore di “Triste, Solitario y Final”,
ma lui Gabo non lo supererà mai nessuno, solo Steimbeck che credo lui abbia letto,
ho trovato delle attinenze tra il suo modo di scrivere e quello di Steimbeck,
soprattutto nei racconti di Plan de la Tortilla, due geni della narrativa così
diversi e così simili. Il dramma è che ora i ragazzi non leggono più
e non sviluppano la fantasia, non sognano, né con Cient’años de soledad né con la Valle
dell’eden, Uomini e Topi, Furore del grande Steimbeck. Ciao Gabo.
Annamaria Ghedina
Nessun commento:
Posta un commento