VDGG al Barbican fotodi Marcello Nitti |
LONDRA, OVAZIONE AL BARBICAN PER I VAN DER
GRAAF GENERATOR
Un recente, tardo pomeriggio estivo londinese ma non un qualunque pomeriggio. I Van der Graaf Generator erano attesi al
Barbican Centre alle 19,30 per
l'ultima performance della loro tournée inglese prima di approdare in Italia
per tre date nel nostro paese. Peter Hammill aveva anticipato che avrebbe eseguito con i fidi Hugh e Guy il capolavoro "A
plague of lighthouse keepers" tratto da Pawn Hearts del 1971. Già questa notizia bastava per rendere il
concerto memorabile.La defezione di David Jackson è ormai nota e la band di
Albione ha già dimostrato di poter reggere un concerto eseguendo qualsiasi
brano del loro repertorio originale.Chi conosce i Van der Graaf
Generator sa che solo l'assenza di Hammill può mettere fine ad uno dei gruppi
più interessanti e celebrati della storia musicale popolare di tutti i tempi.Mi accomodo nel confortevole
teatro del Barbican con il mio amico Luigi
e puntualmente Peter Hammill,Guy Evans e
Hugh Banton fanno il loro ingresso salutando il pubblico che aveva riempito
in ogni ordine di posti la sala. Giusto il tempo di finire di applaudire il
loro saluto che "Over the Hill"
dall'album Trisector incomincia a
rendere emozionante l'ascolto. Trisector
è l'album registrato nel luglio del 2007, senza Jackson che aveva lasciato la
band dopo la reunion del 2005. A
dispetto di dubbi ed incertezze sulla riuscita di un buon lavoro come trio,
l'album restituisce sempre le melodie profonde e geniali a cui Hammill e soci
ci hanno da sempre abituato. Tredici minuti di "Over the hill" fanno subito
intendere come la band sia in perfetta forma e la voce di Hammill, ora leggera
ora forte, sempre ai massimi livelli. La fine del primo brano provoca un
applauso liberatorio di estrema passione… Si è trattato di una esecuzione esemplare. Questo è quello che
si registrerà anche dopo. "Flight"
arriva dopo una breve presentazione e la sala si ammutolisce di colpo. Il brano in questione non è di
facile esecuzione ed è stato registrato per un album solo di Hammill "A black box" del 1980, realizzato
con David Jackson e David Ferguson. "Flight" presenta armonie che si intrecciano con l'audace
interpretazione vocale di Hammill. Hugh Banton sostiene, con il suo "generatore"come piattaforma robusta
ed eclettica, il felice tormento di Hammill. Con "Flight", che dura 20 minuti, i Van der Graaf Generator hanno
già suonato per oltre mezz’ora. Si susseguivano poi in
ordine,"Lifetime","All that before" e "Bunsho".I primi due brani sempre da
Trisector e il successivo da "A grounding in numbers" registrato
nel 2010 e rilasciato nel 2011. A questo punto del concerto il trio era coeso e
calibrato. La ritmica di Evans impeccabile e solida non faceva altro che dare
virilità e forza ad ogni brano. Incessanti e fantastici. Quindi il concerto è
diventato il trampolino per le fantastiche "Man-Erg" e "A
plague of lighthouse keepers". Eseguite senza pausa, hanno prodotto
allucinazioni e visioni permeando i sensi di linfa vitale.Il concerto si concludeva
così…. Un ritorno al passato che ha definito in maniera esaltante una
creatività senza limiti. E' questo il merito delle composizioni di Hammill, il
non avere confini alla creatività e di trascinare con sé un pathos che eleva
anima e corpo.Il pubblico, in ordinata standing ovation, ha chiesto il bis e
Peter Hammill concedeva un solo brano in più. Altri dodici minuti di musica
totale con "Childlike faith in
childhood's end" che chiudeva con Hammill alla chitarra elettrica e
con una voce possente e magnifica. Banton e Evans sostenevano con energia ed
abilità un finale in crescendo e di assoluta apoteosi.Mi resta la convinzione di
aver assistito a una performance di grande livello, un incontro con le sonorità
più profonde e delicate che attivano bagliori nell'inconscio. MARCELLO NITTI
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