IBIN, IL BIDONE PER LA RACCOLTA
DIFFERENZIATA
Da anni la raccolta differenziata è
entrata a far parte della vita quotidiana sia per favorire lo smaltimento dei
rifiuti in modo più sano e meno inquinante, sia perché raccogliendo i rifiuti
suddividisi per tipologie è possibile riciclarli. Di questo avviso sono due
studenti dell'Istituto di Istruzione Superiore “Volterra Elia” di Ancona,
Davide Carboni e Alessandro Carra che assieme ai Prof. Giuseppe Di Pietro e
Francesco Valentini e al tecnico Paolo Lucilla hanno realizzato Ibin ed ecco
cosa ci hanno raccontato in merito.
- Salve ragazzi, che cos’è i iBin? Chi sono gli utenti ai quali si rivolge e
come funziona?
iBin
è un bidone unico automatizzato per il conferimento differenziato dei rifiuti,
con display LCD e uscita audio per comunicare all’utente l’avvenuto
riconoscimento dei rifiuti conferiti.
iBin
è stato ideato principalmente per facilitare la raccolta differenziata alle
persone anziane, portatori di handicap, ma trova applicazioni anche per
qualsiasi altro utente, persone o aziende ed enti privati e pubblici.
-Com'è nata l'idea di iBin?
L'idea
ci è venuta durante una visita ad un'azienda per lo smaltimento dei rifiuti.
Osservando che spesso, purtroppo, giungono ancora rifiuti di diversa tipologia
mescolati tra loro e che in azienda avveniva un sorteggio manuale degli stessi,
abbiamo pensato di realizzare qualcosa che permettesse la classificazione dei
rifiuti in maniera automatica, a seguito del riconoscimento dei singoli
materiali. Pensando poi al perché i rifiuti giungevano mescolati, abbiamo
riflettuto sulle difficoltà che spesso hanno i cittadini, in particolar modo
gli anziani e le persone con disabilità, nel portare avanti la raccolta
differenziata, e un sistema automatizzato da tenere in casa o in spazi comuni
c'è sembrata una valida soluzione. Riconoscere un materiale in base alle sue
caratteristiche chimiche e fisiche è pane quotidiano per i chimici, ma non
potevamo pensare di chiudere un intero laboratorio in un bidone! Quindi
chimici, elettronici e meccanici dell'Istituto Volterra – Elia hanno messo su
un gruppo, che ha lavorato nell'ambito del progetto “Impara ad intraprendere”
di Confindustria Ancona,
-Come è realizzato a livello di
materiali e funzionamento e per quale uso è destinato?
iBin
è caratterizzato da un bidone cilindrico diviso in due sezioni sovrapposte. La
sottostante, dove sono posizionati gli scompartimenti dedicati ai diversi tipi
di rifiuto, è fissa. La sovrastante, incernierata alla prima, è progettata per
ricevere automaticamente il rifiuto; al suo interno si trovano i sensori per
effettuare la caratterizzazione chimico-fisica del rifiuto.
Tutto
il sistema, gestito da microcontrollore, è alimentato da batteria, ricaricabile
sia da rete elettrica sia da pannello fotovoltaico. Il riconoscimento del
rifiuto è basato sull’interpretazione dei segnali di diversi sensori: un
analizzatore infrarosso, un sensore ad induzione elettromagnetica ed un sensore
di conducibilità elettrica.L'apertura del coperchio e l’avvio del ciclo di
conferimento è innescata automaticamente all’avvicinamento dell’utente, grazie
a sensori ad ultrasuoni posti alla base del bidone.L'utente, quindi, non deve
far altro che avvicinarsi e, all'apertura del coperchio, gettare il rifiuto e
andarsene tranquillamente o attendere che il ciclo di misura e conferimento sia
terminato (ci vogliono pochi secondi) per leggere dal display o ascoltare il
risultato dell'operazione.
- Quali benefici presenta per la
raccolta differenziata? E' possibile utilizzarlo contemporaneamente per varie
tipologie di rifiuti e come avviene il loro smaltimento?
I
benefici sono innegabili. Innanzitutto facilita l'operazione agli utenti, e magari
supera gli alibi dei più pigri... In fase di studio la possibilità di smaltire
tipologie diversi di rifiuti miscelati tra loro.In ogni caso la filosofia guida
è la semplicità e l'economicità delle soluzioni. Ci stiamo lavorando.Per quanto
riguarda lo smaltimento, i rifiuti sono raccolti in diversi sacchetti nella
sezione inferiore di iBin, accessibile aprendo l'apparecchiatura, prelevando i
singoli sacchetti e, se pensiamo ad un utente domestico, conferendoli alla
normale raccolta differenziata cittadina.
- Come si riutilizzano i vari
tipi di rifiuto a livello di concime o altro?
Oggigiorno
il riciclo dei materiali ottenuti dai rifiuti domestici e urbani è ben
organizzato in una filiera che destina i diversi materiali agli opportuni
processi di riciclo, non solo per questioni legate al degrado dell'ambiente e
all'esaurimento delle discariche ma, soprattutto, legate all'esaurimento delle
risorse, petrolio e minerali metallici in primis.Acciaio e alluminio (derivanti
nel nostro caso da scatolame e lattine di bevande gassate) sono riciclati
nell'industria metallurgica, sostituendo in gran parte, per un paese dipendente
dalle risorse come l'Italia, l'importazione di materie prime pregiate
dall'estero. Analogo discorso per il vetro, energeticamente più economico
riciclarlo che non ottenerlo da depositi minerali. La plastica di imballaggi e
stoviglie usa e getta è normalmente riciclabile, triturandola e ottenendo
polimeri blend per lo stampaggio di oggetti di uso comune (ad esempio i cestini
dei supermercati). Potendo suddividere i diversi imballaggi per tipo di
plastica utilizzata, si potrebbe realizzare il riciclo infinito di oggetti in
solo polipropilene (da contenitori di detersivi liquidi ad esempio),
polietilene (dai sacchetti per frutta e verdura), PET (bottiglie per bevande),
ma anche ricavare materiali tecnologici per la formulazione di pitture,
tessuti, materiali compositi per le costruzioni.La frazione organica
rappresenta ovviamente la materia prima per realizzare il compost che non è un
fertilizzante ma è un qualcosa, più propriamente detto ammendante, che
riarricchisce il terreno della frazione organica/biologica che gli è stata
sottratta con la coltivazione e il consumo di derrate alimentari. Col compost
riportiamo al terreno parte della sua struttura e dei composti chimici
necessari alla crescita vegetale, integrando e limitando la comunque necessaria
fertilizzazione. E come sottoprodotto si ottiene anche biogas!
Francesca Rossetti
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