A RAVENNA, CAPOLAVORO
DI STORIA E
BELLEZZA
Il Museo delle Bambole di Ravenna è una sorta di Piccolo Mondo
Antico nel quale i ricordi del tempo della nonna si snodano dal passato ai
giorni nostri, in un affascinante percorso a ritroso nel tempo e nell’infanzia.
Ho incontrato la Direttrice e Fondatrice, Graziella Gardini Pasini, ed ecco
cosa ci racconta in merito.
- Come nasce il Museo
delle Bambole e quali collezioni raccoglie?
“Il Piccolo Museo delle
Bambole e altri Balocchi nasce da una collezione privata (la mia), o meglio una
raccolta di bambole da quando giocavo da bambina arricchita – negli anni – da
altri pezzi acquisiti, comperati. La raccolta va dal 1850 al 1950 che è
chiamato il “Secolo d’oro della bambola”, in quanto in quel periodo la bambola
diventa un oggetto di fabbricazione e non oggetto di artigiani. Molte ditte
costruttrici vengono fondate proprio in quel periodo. Specialmente in Francia,
successivamente in Germania, poi in Italia e un po’ in tutta Europa. In quel
periodo le bambole sono di porcellana, molto belle, molto levigate, curate e
tutte rifinite a mano. Sono molto importanti e costose. Quindi destinate a
bambini appartenenti a un certo ceto, ma anche in queste famiglie le bambine
non potevano usare queste bambole come un giocattolo qualsiasi, erano tenute in
grande rispetto, erano oggetti più da guardare che con cui giocare. I vestiti
erano raffinati, di seta, di pizzo, i capelli erano in genere veri, le scarpe
erano di cuoio e pelle, i corpi erano di legno o di composizione, alcune
più raramente erano rivestite di pelle di capretto, perché la morbidezza
rassomigliasse alla pelle di un bambino. Successivamente furono impiegati altri
materiali. Una grande importanza ebbe la celluloide, un materiale scoperto in
America alla fine dell’800 e impiegata in Europa, nel primo 900. Le bambole di
questo materiale erano meno fragili, lavabili e poco costose. Avevano capelli
stampati, occhi dipinti e in genere venivano vendute nude e quindi erano di
gran lunga meno costose”.
- Quante sono le
bambole presenti, chi le ha donate ed a quali periodi appartengono?
“Le bambole esposte nel
Piccolo Museo delle Bambole e altri Balocchi sono circa un migliaio. Il primo
nucleo, che è stato presentato al momento della inaugurazione (dicembre 2006)
era composto di circa 300 bambole che si è poi allargato con il tempo. In
particolare mi fa piacere ricordare la grande donazione che ho ricevuto da una
famiglia genovese (diverse centinaia di pezzi di altissimo livello), questa
donazione rappresenta la punta di un iceberg, in quanto in questi 9 anni di
apertura del museo stesso sono stati tanti i privati che hanno donato alcuni
pezzi, forse riconoscendo implicitamente il valore nazionale e internazionale
del museo stesso. La maggior parte delle bambole che sono state donate al museo
negli anni sono state contrassegnate, con il nome della famiglia che ha
effettuato la donazione (Accame). Le bambole esposte in via Fantuzzi a Ravenna,
in un vecchio palazzo ravennate, appartengono al periodo 1850-1950”.
- Quali altri giocattoli sono presenti e di quali epoche?
“L’epoca è la stessa. Ci sono molti corredi
delle bambole, quindi tutto quello che serve per giocare con le bambole,
piatti, suppellettili, mobilia, ect ect, Poi ci sono anche tutta una serie di
giocattoli maschili: da un’automobile a pedali francese (1908), cavalli a
dondolo, giocattoli di latta. Il Museo è anche completato da circa 500 libri
della letteratura per l’infanzia dello stesso periodo della fabbricazione delle
bambole. Poi c’è il settore scolastico, quaderni, libri di testo e altro
materiale che si usava a scuola. Importante anche la sezione di bambole del
mondo: tutti i cinque continenti sono rappresentate. Dal Messico al Giappone,
dalla Mongolia, Australia, Nuova Zelanda, Brasile, Lapponia, Inuit e molti
altri”
-Per le scuole si
tengono visite e conferenze? Con quali storici collaborate?
“Le visite sono tutte
gratuite. Da circa un anno il Museo ha aperto una collaborazione con la
Fondazione della Banca del Monte che “sponsorizza” tutte le visite collegate
agli istituti scolastici. Le scolaresche vengono accompagnate in queste visite
(su prenotazione) in un percorso culturale che di fatto diventa una lezione non
solo sulla storia della bambola, ma sulla storia dei giochi per i bambini, sul
costume e quindi anche sulla società italiana di quel periodo. Ogni anno, a
seconda delle ricorrenze, sono poi state realizzate mostre ad hoc come quella sull’Unità
d’Italia, una sul Giappone (festa delle bambole in occasione della festa del
pesco fiorito), i giocattoli di latta. Particolare
successo aveva anche riscosso l’esposizione di un ricchissimo presepe
napoletano del 700 durante un Natale di qualche anno fa. Il Museo ha aperto
collaborazioni e interscambi culturali con altri Musei europei, fra cui quello
di Parigi, che è uno fra i più importanti del mondo”.
Per info su visite e collezioni: http://www.museodellebambole.it/
Francesca
Rossetti
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